Abbiamo chiesto al dott. Antonino Calabrò, specialista in urologia degli ambulatori della LILT di Padova, di parlarci della prevenzione maschile, tema oggi ancora tabù per molti uomini.

Leggendo questi consigli, coprirete che il ruolo delle mogli e delle compagne alle volte è fondamentale nella prevenzione.

Da dove si inizia a fare prevenzione per i tumori agli organi genitali maschili?

Rispetto alle donne gli uomini sono in genere meno propensi a sottoporsi a visite preventive, infatti nella maggior parte dei casi si recano dall’andrologo o dall’urologo solamente in presenza di un problema. Ma esattamente come per le donne è fondamentale fare controlli periodici fin da giovani, anche in assenza di sintomi. Diciamo che già a 18 anni sarebbe opportuno iniziare, andando dall’andrologo, il quale, se non ci sono segnali che richiedano ulteriori approfondimenti, darà istruzioni su come eseguire l’autopalpazione del testicolo, per permettere ad ogni uomo di conoscere meglio i segnali d’allarme. Questo permette di diagnosticare anticipatamente diverse patologie, non esclusivamente tumorali. Venendo a mancare la leva obbligatoria, i giovani, non si sottopongono più, a 18 anni, a questo tipo di controllo. Si recano dallo specialista solo in presenza di sintomi.

Qual è la differenza tra una visita andrologica ed una urologica?

Durante una visita andrologica non è prevista l’esplorazione rettale. Prima dei 40-45 anni si presume che non sia ancora necessario un controllo della prostata, se non ci sono sintomi particolari o ereditarietà. Dall’andrologo viene eseguita la palpazione dei testicoli, proprio per valutare l’insorgenza di un tumore testicolare, oltre che eventuali altre necessità relative al benessere sessuale e alla fertilità maschile.

È invece importante recarsi dall’urologo dopo i 45-50 anni, una volta all’anno, e non solo all’insorgenza dei primi sintomi, perché l’invecchiamento aumenta il rischio di sviluppare problemi urologici e neoplastici.

Ribadiamo che è importante recarsi dall’urologo anche in assenza di sintomi. Ma quando chiamarlo per fare un controllo in più? Quali sono i sintomi ai quali prestare attenzione?

I sintomi riguardano le difficoltà ad urinare, in particolare aumenta la frequenza durante la notte. Spesso capita che siano le mogli o le compagne ad accorgersi di queste modificazioni, perché l’uomo tende a “normalizzare” il cambiamento di abitudine. Bisogna fare attenzione anche alla presenza di sangue nelle urine o nello sperma, al bruciore durante la minzione o l’eiaculazione, comunque all’insorgenza di dolori nella zona pelvica e lombare. Questo però non deve spaventare, perché sono gli stessi sintomi di altri problemi, non necessariamente neoplastici.

Secondo lei, per quale ragione gli uomini sono così reticenti a recarsi dall’andrologo o dall’urologo?

Credo si tratti di un fattore culturale. Come se un controllo urologico, con l’esplorazione rettale, in qualche modo violi la loro intimità. L’80% degli uomini non è mai andato dall’urologo. Questo però li espone ad un rischio più alto, ed infatti, rispetto alle donne, che fin da giovanissime si recano dal ginecologo, hanno una percentuale di rilevazione di tumori leggermente più alta (52% gli uomini, 48% le donne). C’è da aggiungere che molte volte è la moglie o la compagna a rilevare qualche sintomo, proprio perché nota dei cambiamenti delle abitudini, che come detto prima, l’uomo tende a “normalizzare”, ed è sempre lei ad insistere perché venga fissato un appuntamento con lo specialista.